Le cause
Nonostante i progressi nella ricerca, le origini dell’iperplasia prostatica benigna devono ancora essere chiarite. Numerosi studi hanno recentemente indicato che essa può essere il risultato di mutamenti ormonali che si verificano in seguito al processo di invecchiamento. Un’altra teoria collega l’IPB al fatto che mano a mano che l’uomo invecchia, la quantità di testosterone nel sangue diminuisce costantemente, lasciando dietro di sé una maggiore concentrazione di estrogeni nel sangue. La maggiore concentrazione di estrogeni può influire sulla proliferazione delle cellule all’interno della prostata.
I sintomi dell’iperplasia prostatica
L’aumento di volume della prostata causa alcuni sintomi caratterizzati dalla loro persistenza nel tempo.
I disturbi più frequenti sono:
- riduzione della forza del getto urinario (valutato con uroflussometria)
- pollachiuria: cioè il bisogno di urinare spesso sia durante il giorno che durante la notte (nicturia)
- minzione imperiosa: cioè stimolo urinario impellente.
Il protrarsi nel tempo dell’ipertrofia prostatica fa si che per svuotarsi la vescica debba contrarsi con una forza sempre maggiore per vincere la resistenza determinata dall’ingrossamento della prostata; ciò può determinare ispessimento e la formazione di estroflessioni a carico della parete vescicale (diverticoli vescicali). L’ostruzione provocata dall’ingrossamento della prostata causa spesso un incompleto svuotamento della vescica: il ristagno di urine all’interno della vescica può causare lo sviluppo di infezioni urinarie e la formazione di calcoli all’interno della vescica stessa. Talvolta l’ostacolo allo svuotamento della vescica è tale da impedire completamente la minzione; in questa situazione il paziente non riesce ad urinare ed è necessario applicare un catetere per svuotare la vescica.
La notevole frequenza delle malattie della prostata rende consigliabile a tutti i maschi sopra i 45 anni una visita urologica annuale, anche se non sono presenti disturbi.
La cura dell’ipertrofia prostatica
Scopo della terapia dell’ipertrofia prostatica è quello di far urinare meglio il paziente. Una minzione valida è espressione di un buon funzionamento dell’apparato urinario. Ridurre o risolvere l’ostruzione provocata dall’ipertrofia prostatica vuol dire migliorare la qualità di vita dei pazienti eliminando i disturbi dell’iperplasia, fare in modo che reni e vescica eliminino adeguatamente le urine.
La terapia si basa essenzialmente sui farmaci e sull’intervento chirurgico.
In base alla situazione riscontrata dall’urologo potrà essere prescritta una terapia con dei farmaci.
I farmaci per l’iperplasia prostatica sono di due tipi: quelli che agiscono cercando di ridurre il volume della prostata e quelli che svolgono un’azione sulla muscolatura del collo vescicale aumentandone l’apertura e determinando così un miglioramento del getto urinario. Talvolta si associano questi due tipi di farmaci. Se la terapia medica non ha risolto i disturbi causati dall’iperplasia e se l’urologo lo ritiene, è necessario ricorrere alla chirurgia.
L’intervento chirurgico
La terapia chirurgica per l’ipertrofia prostatica consiste nella rimozione di quella parte di prostata ingrossata (l’adenoma prostatico) che ostruisce il collo vescicale impedendo una regolare minzione. L’operazione può essere di due tipi: l’intervento chirurgico tradizionale o l’intervento per via endoscopica. Il volume della prostata e l’eventuale presenza di complicanze (calcoli vescicali, diverticoli vescicali) rappresentano i criteri di scelta del tipo di intervento. I risultati finali saranno esattamente gli stessi per entrambi i tipi di intervento. In linea di massima possiamo dire che si preferisce eseguire l’intervento chirurgico tradizionale nel caso di una prostata particolarmente voluminosa, mentre nel caso di prostate di dimensioni minori si preferirà eseguire l’intervento per via endoscopica. Le dimensioni della prostata vengono accuratamente valutate con l’ecografia prostatica trans rettale.
L’intervento chirurgico tradizionale
l’adenomectomia prostatica trans-vescicale può essere eseguita sia in anestesia spinale che in anestesia generale. La prostata viene raggiunta attraverso un’incisione dell’addome e successiva apertura della vescica, quindi si enuclea ed estrae la parte ostruente (adenoma). Viene quindi posizionato un catetere in vescica e due drenaggi temporanei. La chiusura della parete addominale conclude l’intervento. Il catetere ed i drenaggi vengono rimossi dopo pochi giorni. Il ricovero dura circa 6-7 giorni.